Grazie alle preziose informazioni contenute nel pregevole articolo di Giovanni Mascia, Il mistero della “Delicata Civerra” di Accorsi. E delle radici molisane della Compagnia Orlando che la mise in scena un secolo e mezzo fa, pubblicato sul Giornale del Molise online il 16 giugno 2025, è stato possibile ricostruire lo stato di famiglia al 1879 del mio antenato Fossaltese Federigo Maria Orlando, capocomico della Compagnia teatrale Orlando, compagnia teatrale itinerante (c.d. compagnia di giro).

Secondo quanto riportato nella recensione pubblicata sul giornale “La Libertà” del 12 luglio 1879, la Compagnia Orlando era composta da Federico (Federigo Maria) Orlando, con il ruolo di capocomico, e dai suoi figli tutti comici Odoardo (Igino Eduardo), Ernesto, Roberto e Teresina, oltre alla nuora, Annina Mezzi (Anna Mezzo), moglie di Odoardo. L’autore della recensione riportava espressamente quanto segue: “I Comici signori Federico, Odoardo, Ernesto e Roberto Orlando, e la signorina Annina Mezzi Orlando, disimpegnarono con amore e diligenza la parte ad essi affidata, ma fra tutti è degna di speciale encomio la signorina Teresina Orlando, che ha saputo rivelarsi artista di merito.”

Fino agli anni ’70 dell’Ottocento, il teatro ufficiale della città di Campobasso era situato nel Largo Fondaco della Farina e si chiamava “Teatro del Genio“. Nonostante fosse abbastanza confortevole (nel 1807 ospitò anche il Re del Regno di Napoli in visita a Campobasso) risultava essere poco capiente. Si decise così di edificare, nei pressi della Chiesa della S.S. Trinità (all’incirca dove oggi è presente il Teatro Savoia), una struttura in legno in grado di ospitare un numero maggiore di spettatori. Il nuovo teatro venne inaugurato nel 1880 e prese il nome dal famoso compositore campobassano “Erennio Gammieri”. Solo quattro anni dopo, un incendio lo distrusse completamente e per circa dieci anni la città restò priva di una sede stabile, dato che il vecchio Teatro del Genio, nel frattempo, fu trasformato in abitazione privata.
Il Fondaco della Farina, detto anche Contrada della dogana vecchia o Largo della cappella della farina, che è stato per secoli la dimora di un grande mercato del grano e della dogana, alle soglie del 1700 (nel 1688 circa), si trasformò in un centro culturale, in concomitanza con la trasformazione di una grande stalla di un palazzo nobiliare nel Teatro del Genio. “La sera del 23 settembre 1807 il re di Napoli, Giuseppe Bonaparte, venuto in visita a Campobasso e ospitato a Palazzo Salottolo, assistette a una rappresentazione in suo onore. Nella sua Campobasso, itinerari di storia e di arte, Di Iorio ricorda che il teatro fu venduto poco dopo il 1880 e trasformato in abitazione privata. Sull’antico portale settecentesco del teatro c’è ancora la lastra di marmo con quattro borchie laterali ed i fori che ricordano la dicitura ‘Teatro’ al numero civico 18.
D’altro canto, nell’arco di quel decennio furono allestite delle strutture provvisorie in varie zone della città: il “Teatro di Varietà” nel Piazzale antistante al liceo Mario Pagano, il “Teatro Nazionale” nei pressi di Porta Mancina e il “Teatro Vittorio Emanuele” nell’omonima Piazza. Per far riavere alla città una sede teatrale ufficiale, si dovette aspettare fino al 1894, in quell’anno infatti venne inaugurato il “Teatro Margherita” (foto 1), anch’esso costruito in legno ma rivestito in mattoni sulle rovine del vecchio Teatro Gammieri. Nel 1923, circa 30 anni dopo la sua costruzione, il Teatro Margherita fu abbattuto e il suolo concesso gratuitamente dal comune ad una società di imprenditori campobassani (Società Anonima Impresa Teatro) che realizzò nel 1926, sempre nello stesso luogo, la struttura presente ancora oggi (foto 2). Il nuovo fabbricato, rispetto al precedente, fu notevolmente ampliato, esso infatti venne addossato alla Chiesa della S.S. Trinità, chiudendo il varco che esisteva tra la chiesa e l’ex Teatro Margherita e sostituendo alcune vecchie abitazioni che per l’occasione vennero abbattute. La struttura fu progettata per ospitare al suo interno, oltre al nuovo “Teatro Sociale” (nel 1932 cambiò denominazione in “Teatro Savoia”), anche altre attività commerciali: l’Hotel San Giorgio (rimasto aperto fino al 1977), lo stabilimento dei bagni pubblici (dove oggi è presente il Bar Savoia), la Banca Popolare, alcuni appartamenti civili e punti vendita di vario genere.
Consultando l’Internet Culturale, ho trovato altre quattro brevi recensioni delle esibizioni della Compagnia Orlando a Campobasso nel luglio 1879, dalle quali è stato possibile ricavare ulteriori informazioni utili sulla performance campobassana.
Il 7 luglio, all’Arena Nazionale di Campobasso, mandò in scena la prima del dramma Delicata Civerra di Giovanni Accorsi Pasini.
Il 10 luglio mandò in scena la seconda rappresentazione.
Il 15 luglio, al Teatro del Genio di Campobasso, mandò in scena la quinta rappresentazione, con il dramma accresciuto di un altro atto dall’autore.
Il 21 luglio mandò in scena un altro dramma Elvira ovvero cinismo e sentimentalismo.
Il 27 luglio, all’ArenaNazionale, andò in scena il nuovo dramma Alfonso Mastrangelo, il seguito della Delicata Civerra, composto dallo stesso autore.
La Libertà 3 luglio 1879, p. 3.
“Ci si riferisce che la Compagnia Orlando all’Arena nazionale fa di tutto per accontentare il pubblico. Intanto sappiamo che probabilmente lunedì sera, giorno 7, sarà dato il dramma Delicata Civerra (fatto patrio, ben noto ai Campobassani). Il lavoro è del giovine scrittore Giovanni Accorsi de’ Baroni Pasini; l’Accorsi ha dato anche altre produzioni a’ teatri napoletani, ed il pubblico non li ha niente male accolti. Siamo sicuri che i cittadini Campobassani accorreranno per ricordare sulle scene un fatto di storia patria, e che saranno benevoli verso l’autore del dramma.”
La Libertà 12 luglio 1879, p. 3.
Abbiamo assistito alla seconda rappresentazione del Dramma Delicata Civerra dato dalla Compagnia Orlando in Campobasso e scritto dal giovine signor Giovanni Accorsi de’ Baroni Pasini. Un pubblico numerosissimo e scelto ansioso assisteva allo spettacolo, per ricordare un fatto patrio. Delicata è un raccontino più che è un romanzo, e l’argomento è breve e spiccio. Negli antichi tempi Campobasso era diviso in due partiti Trinitari e Crociati, che nutrivano odio brutale l’un contro l’altro. Alfonso Mastrangelo, Crociato, s’innamora della giovine Delicata Civerra, figlia di un Trinitario (Andrea). Entrambi si corrispondevano, ma da essi era ben lungi il pensiero di potersi unire in matrimonio, sapendo che l’odio vendicativo del Civerra contro i Crociati era di grande ostacolo al loro amore. Delicata da che incominciò ad amare, si die’ in balìa ad una disperata passione per il suo Alfonso, il quale le corrispondeva compari affetto. Ciò giunse all’orecchio del padre di Delicata, il quale cacciolla in fondo d’un carcere, proibendole severamente di amare il Mastrangelo. Non valsero le preghiere di dedicata per far desistere il padre dal brutale operare verso di lei, né quelle di Fiorella, amica prediletta di Delicata, né quelle del fratello di lui, Rettore di San Giorgio, e né infine quelle più ferventi del Padre Geronimo da Sorbo, mandato in Campobasso con la missione di pacificare gli animi dei due partiti nemici. Il Civerra, tenace nel suo proponimento, voleva sua figlia sposasse un Trinitario, oppure vestisse l’abito claustrale. A far sopire tant’odio verso Delicata Alfonso si assenta da lei, per andare in Fiandra ove combatteva il suo Principe. Prende commiato dalla sua Delicata e parte. Questa non sa resistere a tanta privazione, e ritornato Alfonso per isposarla, la trova sofferente. L’incoraggia, le favella di amore, di lieto avvenire, di cessate amarezze, e Delicata par che si ravvivi di gioia, e che provi tutta la sua felicità. Ma ahi! L’è gioia di morte. Il padre suo, pentito della severità, vuole al fine Delicata sposi il suo Alfonso. Ma troppo tardi! I Crociati e i Trinitari si abbracciano; la pace è fatta. Delicata anela cingere la corona nuziale, le si porge dall’amica Fiorella, ma nei più adorati sogni della sua fantasia, consunta, spira tra le braccia del suo fidanzato, che va a chiudersi nel convento dei Cappuccini, vestendo l’abito di fratel! Questo il Dramma. L’Autore ha saputo presentare l’azione drammatica, colorirla e rendere i caratteri, specie nel Frate da Sorbo, che si mostra interprete del vero stile evangelico e non di cieco fariseismo religioso. I Comici signori Federico, Odoardo, Ernesto e Roberto Orlando, e la signorina Annina Mezzi Orlando, disimpegnarono con amore e diligenza la parte ad essi affidata, ma fra tutti è degna di speciale encomio la signorina Teresina Orlando, che ha saputo rivelarsi artista di merito. L’Autore fu per ben quattro volte chiamato agli onori del proscenio, ed il Dramma fragorosamente applaudito. Stasera si ripeterà per la terza volta: noi augurando alla Compagnia esito felice, diamo un bravo di cuore al giovane scrittore signor Accorsi, egli stringiamo la mano.
La Libertà 16 luglio 1879, p. 3.
Ieri sera è andata al Teatro del Genio la quinta rappresentazione del Dramma Delicata Civerra, con buonissimi risultati. L’Autore, signor Accorsi, a rifuso il Dramma accrescendovi un altro atto, che ha saputo troppo bene colorire. Un bravo a lui e alla Compagnia Orlando. La mancanza di spazio non ci permette dir altro sul riguardo. Ne riparleremo nel numero prossimo.
La Libertà 23 luglio 1879, p. 3.
Teatro del Genio – L’altra sera nel nostro Teatro del Genio fu dato dalla Compagnia Orlando un altro Dramma del signor Giovanni Accorsi-Pasini, dal titolo: Elvira ovvero cinismo e sentimentalismo. Era serata d’onore della prima Attrice Teresina Orlando, e la più eletta de’ cittadini venne a godersi lo spettacolo. Il dramma è pieno di effetti scenici, vuoi per l’intreccio gaio e spigliato, vuoi per la varietà dei caratteri e per la vivacità del dialogo. Risponde del tutto al suo titolo. È diviso in 4 atti, ed il finale di essi è proprio quello attagliato al vero Dramma del giorno. Ha sempre avuto buoni successi, ed è stato lusinghieramente giudicato da molti giornali della Capitanata. La Commissione esaminatrice di Roma lo approvò, elogiando l’Autore, a cui anche noi facciamo i nostri complimenti. Scriva dunque, e procuri sempreppiù di farsi onore.
La Libertà 26 luglio 1879, p. 3.
E mentre spunta l’un, l’altro matura – Domenica alla sera, 27 andante, avremo all’Arena Nazionale il Dramma: Alfonso Mastrangelo seguito della Delicata Civerra. E’ lavoro del giovine scrittore signor Accorsi Giovanni, e ci auguriamo per ciò che gli amatori di cose patrie non mancheranno di assistere a questa importante produzione, che l’Autore, a complemento della Delicata, espone al pubblico.