Fossalto: l’antica Fossaceca di origine normanna

Il Feudo di Fossaceca, oggi Comune di Fossalto, è un antichissimo centro abitato di origine normanna sito nel Medio Sannio, poi Contado di Molise, Circondario di Castropignano, Distretto di Campobasso, Provincia di Molise del Regno delle Due Sicilie, già Regno di Napoli.

La Terra di Fossaceca dovrebbe risalire al XII-XIII secolo, come testimoniava l’iscrizione “1275”, ormai illeggibile, presente sulla base dell’arco gotico del Campanile della Chiesa Madre di Santa Maria Assunta.

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Il toponimo in origine era “Fossaceca”, mentre nel XII secolo si chiamava “Santa Maria di Fossaceca” e anche “Santa Maria della Fossa“, “Fossacecca” (forse a voler indicare in loco una guarnigione armata: Fossa armata), “Piana del cece” (per le antiche coltivazioni di ceci e legumi), “Fossa del cece”, “Fossa cece”, “Fossaceca”. Questi nomi chiaramente richiamano alla mente la posizione geografica del comune, chiuso in una vallata (fossa, appunto) interrotta, la cui strada è senza uscita, come diremmo oggi. L’antico nome di Fossaceca fu poi sostituito, con Regio Decreto n. 1196 del 4 gennaio 1863, dall’attuale denominazione di Fossalto, per evitare l’omonimia con altri centri dell’Italia centrale.

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Contado di Molise et principato ultra – Autore Joan Blaeu 1640 – particolare

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Certo è che si conosce ancora poco e, soprattutto, è stato studiato e scritto ancora meno, sulle origini e sulla storia del Feudo di Fossaceca. Uno dei primi scritti interessanti relativi a Fossaceca che ho consultato per indirizzare le mie ricerche, inizialmente, è stato l’articolo “Fossalto, l’antica Fossaceca normanna”, pubblicato dall’Architetto Franco Valente, da cui ho appreso le prime sommarie informazioni sulle origini dell’abitato, nel tentativo di una sia pur modesta ricostruzione storica, che fosse di stimolo per eventuali studi storiografici più approfonditi a cura di esperti, storici locali e cultori della materia. Cfr. Franco Valente, Fossalto L’antica Fossaceca normanna, 2010.

E così, ho appreso da Valente che il documento più antico nel quale si ritrovi il nome di Fossaceca è una bolla di Anacleto II che porta la data 1130. Siamo nel periodo in cui Montecassino riacquisiva vari monasteri che sicuramente preesistevano a quella data mentre all’interno della Chiesa si consumava una lotta spietata tra vari aspiranti al soglio papale. Due personaggi in particolare caratterizzarono questo momento perché furono eletti ambedue papa nel medesimo giorno, ma da due fazioni che si contendevano il primato nell’amministrazione della chiesa: Anacleto II e Innocenzo II. Anacleto II, considerato antipapa di Innocenzo II, appena eletto si affrettò a ricambiare il sostegno ai normanni, che lo avevano appoggiato, riconoscendo a Ruggero II il Buono il titolo reale sull’Italia meridionale. In questo contesto Anacleto II si preoccupò delle sorti di quelle terre e di quelle chiese che erano appartenute ad una scomparsa diocesi di Limosano che egli in pratica rescrivebat, nel senso che la ricostituiva con un suo privilegio. Si tratta di una bolla relativa alla chiesa di S. Maria di Limosano che per un breve periodo fu sede di cattedra vescovile.

Non si conoscono altri documenti che richiamino Fossaceca fino alla metà del secolo XII quando fu compilato il Catalogo dei Baroni normanni dal quale sappiamo che il feudo era tenuto da un certo Arnaldo di Fossaceca: “Arnaldus de Fossa Ceca dixit demanium suum de Fossa Ceca esse duorum militum et augmentum eiusdem sunt milites duo. Una inter feudum et augmentum obtulit milites iiijor et servientes iiijor. Isti tenent de eodem Arnaldo.”

Ma lo studio più interessante su Fossaceca, anche sotto il profilo socioculturale e divulgativo di tradizioni, usi e costumi del paese, è rappresentato certamente dall’opera monumentale in due volumi “Fossalto storia tradizioni vita paesana” di Don Antonio Pizzi, parroco di Fossalto per  oltre cinquant’anni, nativo di Roccaspromonte, frazione del Comune di Castropignano.

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Don Antonio Pizzi, Fossalto storia tradizioni vita paesana, Ed. L’economica, Campobasso 2000

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Ho incontrato e conosciuto personalmente entrambi gli autori, anche nel tentativo di instaurare un contatto diretto con due divulgatori appassionati del Molise e delle sue località intrise di storia millenaria.

Fossalto è uno straordinario luogo mistico dai tratti ancestrali, come lo è anche l’antichissima festa della Pagliara Maje Maje, candidata al Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità Unesco, con tracce evidenti di epoche remote e di tratturi millenari, fonte di ispirazione per il mio ciclo pittorico di paesaggi e orizzonti agro silvo pastorali, Molise a colori, con le opere che raffigurano non solo Fossalto e ma anche Ripabottoni.

Un luogo dell’anima che ha ispirato persino un grande poeta come Eugenio Cirese, studioso appassionato del dialetto molisano e dei canti popolari del Molise,  al quale è intitolata la Pro Loco del Comune di Fossalto, guidata dal Presidente Marco Fusaro. La sua opera è proseguita con il grande lavoro di ricerca antropologica condotta dal figlio Alberto Mario Cirese,  studioso internazionale di antropologia culturale, che ha lasciato in eredità il suo Archivio alla Città di Rieti presso la Fondazione Varrone.

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Ma Fossalto diede i natali anche ad un altro artista poliedrico, Giuseppe Folchi,  pittore, fotografo e regista, allievo di Romeo Musa. Agli inizi del ‘900 aderisce al Futurblocco e partecipa alla “Prima Mostra Nazionale di Arte Futurista” organizzata da Filippo Tommaso Marinetti a Roma nel 1933. Fu promotore di numerose esposizioni cui parteciparono importanti artisti molisani e nazionali, tra cui Trivisonno e Guttuso.

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Per informazioni utili, notizie storiche e curiosità si rinvia:

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